Archives for category: etologia

<!– L’altra campana –>

Le campane digitalizzate e sparate a quattromila watt tre o più volte al giorno
sono un abnorme, inquietante, grottesco carillon; dal punto di vista
socio-etologico, nient’altro che una versione acustica del territorial
pissing
.

<!– The Female Brain (ovvero: quello che gli uomini non dicono) –>

Non è che sono
ossessivo.
È che noi maschietti siamo fatti proprio così. Non sempre lo ammettiamo,
però. Chi lo spiega è infatti una donna: Louann
Brizendine, discussa neuropsichiatra, nel bestseller
The Female Brain
sostiene che sono gli ormoni a fare la differenza.

In sintesi: gli ormoni che io chiamo “dolci” o “grassi” – estrogeni e
ossitocina – favoriscono l’empatia, la formazione di legami basati sull’affetto
e altre caratteristiche tradizionalmente considerate femminili. Gli “ormoni
secchi” o “salati” invece – testosterone, vasopressina e altro ancora –
sostanzialmente te lo fanno venir duro anche quando non vuoi.

Non a caso sappiamo che nel cervello maschile l’impulso sessuale occupa uno
spazio, nell’ipotalamo, che è ben due volte e mezzo più grande di quello
occupato nel cervello di lei […] e che i pensieri sessuali guizzano nel
cervello maschile notte e giorno, in particolare nella corteccia visiva,
tenendolo sempre pronto a cogliere un’occasione sessuale che gli si presenti. Le
donne non sempre si rendono conto che l’organo maschile ha una mente
propria.

(e brava ‘a dottoressa, ha fatto ‘a scoperta d’o cazzo)

Scusatemelo!
Lui
è candido e non sempre si esprime con la massima raffinatezza (ahem), ma a parte
la forma discutibile non ha del tutto torto da un punto di vista
sostanziale.


Siamo così

totalmente dedicati

sempre più assatanati ipnotizzati

se il testosterone scorre qui

A volte ciò che gli uomini non dicono lo dicono i loro piccoli amici.

<!– Sesso e temperamento –>


Margaret Mead - Sex and Temperament in Three Primitive Societies

Mi sono avvicinato a Margaret Mead dopo aver letto con interesse Gregory
Bateson, come lei studioso d’antropologia e incidentalmente di lei anche terzo e
ultimo marito.

A parte il legame cultural-personale con Bateson, un titolo come Sesso e
temperamento in tre società primitive
semplicemente non poteva
lasciarmi indifferente. L’atteggiamento che le culture meno stratificate della
nostra hanno nei confronti del sesso e delle differenze sessuali può essere
fonte d’illuminazione per le mie esplorazioni nella disciplina che chiamo con
leggera improprietà “etologia”. La chiamo così per non dimenticare che in fondo
siamo mammiferi: animali a sangue caldo che allattano la prole e geneticamente
differiscono abbastanza poco dai bonobo – o dai topi, s’è per
questo.

Il libro descrive tre comunità in Nuova Guinea. Questo paese offre una
varietà di culture, lingue e varietà sociali che non è uguagliata altrove.
Alcuni luoghi in Africa avevano una varietà del genere, ma le barriere
geografiche non hanno retto molto e ora tutte queste differenze non esistono
più. In Nuova Guinea invece l’ambiente impervio ha tenuto i vari gruppi separati
e la scarsità di risorse, insufficiente ad attirare i predatori occidentali,
ha fatto il resto. Le tre comunità sono vicine nello spazio: tutte e tre si trovano
nel raggio di un paio di centinaia di chilometri, ma le differenze culturali
sono molto accentuate; per esempio, le lingue parlate non sono reprocicamente
intelligibili.

I miti Arapesh, i fieri Mundugumor (cannibali, finché il governo neozelandese
non è intervenuto negli anni ’60) e gli artistici Tchambuli esemplificano tre
modelli assai lontani di essere umano, che intendono i legami sessuali e i
rapporti sociali fra i sessi in maniera totalmente diversa.

Per gli Arapesh, il desiderio sessuale come forza trainante dell’umanità
semplicemente non esiste. Le personalità ideali e i ruoli dell’uomo e della
donna sono quasi identici, pur con qualche inevitabile distinzione. La vita è un
ricco intreccio di relazioni interpersonali fra familiari, fra famiglie e fra
clan. L’unico vero lato oscuro della vita viene da “quelli delle pianure”, una
tribù di stregoni che se trovano qualche tuo residuo organico (compreso cibo
masticato e non ingerito) possono usarlo come ingrediente indispensabile per la
magia nera perpetrata ai tuoi danni – e lo fanno anche per conto terzi, quindi
occhio ai noccioli che sputi e a dove fai i tuoi bisogni. Se qualcuno t’ha preso
d’occhio può andare da quelli delle pianure e allora sei fritto.

Presso i Mundugumor, il desiderio sessuale è invece considerato uno dei
motori del mondo: le donne si rapiscono e il sesso più bello è quello rubato
illecitamente nella foresta. Persino dopo un legittimo martirimonio, capita
spesso che, anziché rimanere nella capanna per rotolarsi un po’ al riparo della
rete anti-zanzare, una coppia decida di “andare a raccogliere legna”: c’è
parecchio più sfizio anche per lei. Le personalità tipiche di uomini e donne
sono simili, ma i ruoli rigidamente separati. Fra le tre società in esame i
Mundugumor sono quelli in cui i ruoli ricordano di più la nostra tradizione
patriarcal-maschilista: l’uomo è assertivo, usa la forza, non ha che nemici e
deve combattere per ogni cosa. La donna ha una personalità simile e anche per
lei la vita è una guerra continua. Una volta superata l’età fertile, per lei
però c’è solo dolore e difficoltà.

I Tchambuli hanno una struttura sociale abbastanza insolita: le mogli si
comprano, e quindi in teoria il maschio è padrone assoluto; eppure, sono le
donne a detenere di fatto tutto il potere sociale ed economico. Gli uomini
rimangono in una condizione d’insicurezza e dipendenza psicologica fino all’età
in cui possono accedere alla “casa degli uomini” (una specie di club di ballo) e
infine comprare una moglie. Per tutta la vita si guardano sempre un po’ in
cagnesco fra di loro, mentre le donne crescono in un rassicurante ambiente
familiare e rimangono per sempre compatte e solidali fra di loro. L’uomo è
emotivo e sensibile; si addobba e balla in occasione delle feste, poiché
compiacere il pubblico, specialmente femminile, è il suo principale scopo nella
vita. Un po’ come una “femmina”, se vogliamo. La donna al contrario ha una
mentalità pratica e pensa a mandare avanti la famiglia estesa (in effetti si
tratta di clan con rapporti incrociati di cuginanza) e quindi la società. Il
desiderio sessuale è riconosciuto come un aspetto fondamentale della personalità
femminile; non così per gli uomini, che sono spesso riluttanti e acconsentono e
certe cose soltanto per compiacere la propria compagna.

Tralascio i dettagli pittoreschi che possono colpire la fantasia in modo
immediato. Il punto che ho trovato più interessante è la differenza fra le tre
norme sociali: “uomo normale” e “donna normale” sono espressioni con
significato radicalmente diverso per le tre comunità. Il fatto che non ci sia
praticamente alcuna differenza genetica fra le tre popolazioni indica come la
società, con i suoi condizionamenti e le sue aspettative, possa plasmare lo
stesso materiale umano verso un ideale totalmente relativo. Il tasso di
disadattati sociali (persone che per la propria natura non si prestano o non
riescono ad aderire alla norma) è simile nelle tre comunità. La vita che i
disadattati conducono è invece assai diversa: meno piacevole per chi ha la
sfortuna di essere un disadattato Mundugumor; quasi tollerabile (beh, dipende)
per chi nasce e cresce troppo aggressivo fra gli Arapesh; abbastanza dura per un
uomo Tchambuli che abbia un desiderio sessuale che noi definiremmo
“normale”.

Il punto debole del libro è l’ultimo capitolo, dove l’antropologa tenta di
piegare questi studi alle sue idee protofemministe ancora un po’ primitive – mi
si passi il termine ormai politically incorrect, che peraltro anche
l’autrice usa senza remore nel titolo. Erano altri tempi: quando i Mundugumor
ancora organizzavano spedizioni di caccia nei villaggi vicini e mangiavano carne
umana.

Questo non è il libro più famoso di Margaret Mead; la sua opera più celebrata
è probabilmente Coming of Age in Samoa, che mi sono affrettato a ordinare
e leggerò a breve.

<!– Tigri con le corna –>

Dopo i porci con le ali, oggi è il turno delle tigri con le corna.

L’etologo Desmond Morris,
in precedenza già menzionato su
queste pagine, se n’è uscito con un articoletto sul Telegraph in cui spiega la causa delle
protuberanze rigide in cima alla testa della tigrotta Elin (la moglie di Tiger
Woods, il Tigre Boschi del titolo). La spiegazione fornita è sempre quella, classica e inossidabile: l’ommo è cacciatore – figurarsi la tigre. Ovvero, detto un po’
meglio: colpa dei geni egoisti, dell’asimmetria maschio/femmina nello sforzo procreativo e
così via. In realtà non è possibile neanche abbozzarla, una spiegazione
plausibilmente articolata. Certo non in una manciata di parole, per giunta
pubblicate da un giornale tipo il Telegraph; tanto meno se nello spazio a
disposizione, già esiguo in partenza, si pretende anche di ricollegarsi ai
pettegolezzi mondani più effimeri – si tratti di Woods o d’altri. Però il fine divulgatore
Morris sa bene che così almeno raccatta qualche lettore in più, seppur distratto
e scarsamente interessato a capire. Che poi le donne quando capiscono s’incazzano.
Che poi in realtà s’incazzerebbero tutte le femmine del mondo animale, se
sapessero leggere.

Una versione ancora più ridotta e semplificata del pezzo di Morris è arrivata
anche da noi grazie
a La Repubblica.

Ma serviva davvero Morris per ribadire il concetto? Pfui.

<!– Uccelli pericolosi –>

L’hanno detto anche al TG1 (citato a Parla con me) che i pappagallini sono molto pericolosi, aggressivi e sporchi. I pappagalli di taglia più grande poi, sono addirittura sporchissimi.

Per chi non capisce i dialoghi, alla fine viene suggerito un nome per il nascituro.

<!– Appendici maschili –>

Sono stato a suonare in una vineria di tendenza che avevo già visitato. Il concerto è stato abbastanza sottotono: il nuovo repertorio ha bisogno di prove. Tocca impegnarsi un po’ di più.

In compenso, prima e dopo il concerto mi sono rifatto gli occhi su quintalate di culi perfetti: c’era l’usuale pletora di bella gioventù e semigioventù; poi c’era Mario, che è venuto con me non avendo di meglio da fare. Last but not least, c’era Piersilvia, che non vedevo da un bel po’.

Era in compagnia di un’amica che non avevo mai visto prima. Più giovane di Piersilvia, ma se possibile ancora meno attraente. Ho finto di riconoscerla per parlarci un po’ in tono antagonista. "Mi dicono che organizzi un sacco di feste ultimamente", ho sparato alla cieca. Non so come, l’incipit ha fatto breccia. È stato divertente ostentare un inesistente interesse per questa squallida femmina beta
mentre la squallida femmina alfa moriva dalla voglia di incunearsi nel discorso e, non paga del proprio decadente fisico, non perdeva occasione per esibire anche il proprio squallore interiore. Io perlopiù ignoravo i suoi sforzi, tranne quando le sue parole m’offrivano il destro per un contropiede tranchant.

Per esempio, appena Piersilvia ha nominato il lungo collo delle giraffe, non ho potuto fare a meno di osservare che esistono casi ancora più singolari.

J: A volte l’evoluzione fa crescere alcune appendici in modo davvero spropositato…

P: Hehehe… [con l’aria di quella che la sa lunga]

J: …specialmente ai maschi. [con aria ammiccante]

P: … [in attesa di qualche ambigua spiritosaggine]

J: Pensa agli uccelli del paradiso, poveretti: quelle code ingombranti e vistose sai quante vittime provocano?
E invece le femmine, meno appariscenti, si nascondono dai predatori e la fanno franca. Pfui.

P: Almeno le giraffe ci mangiano, col collo lungo.

J: Beh… le paradisee ci scopano, con la coda. Se sei un maschio e non hai la coda bella non scopi. Se non scopi e non fai figli
è un po’ come morire. Cosa non si farebbe alle volte per una scopata, eh?
 

Recitata quest’ultima battuta, mi sono rimesso a parlare con quella cosa
brutta che aveva al suo fianco.

<!– Why vagina? –>

Isabella Rossellini parla dell’etologia della vagina nella sua serie Green Porno, dedicata alle abitudini sessuali degli animali marini. Affascinante!

Isabella Rosselini talks about vagina ethology in her Green Porno – a series that illustrates the mating habits of marine animals. Charming!




Vagine e peni – vaginas and penises

Le femmine di pesce lanterna chiedono ai loro maschi come dono nuziale il sacrificio supremo: l’abbandono della libertà e la trasformazione in serbatoio di sperma azionabile a comando. Il servo della gleba perfetto.

Anglerfish females require the ultimate sacrifice as a wedding gift from males: total loss of freedom – turning into a sperm reservoir devoid of free will. Perfect sex slaves.




Pesce lanterna – anglerfish

<!– La ballata dell’amore eterno –>

L’amore vero è eterno, dice qualcuno. Nulla di più falso. In realtà l’amore
vero è ancora meno eterno di quello fasullo. Per comprendere la relazione fra
l’intensità dell’amore e la sua durata è necessario adottare i formalismi
dell’etologia analitica, disciplina della quale yours truly è il massimo
rappresentante al mondo (anche perché è l’unico).

La relazione in questione è espressa da una legge simile nella forma al
principio d’indeterminazione di Heisenberg. In forma compatta,

i * Δt ≤ C,

dove

  • i è l’intensità d’amore (“vero amore”, che è un termine
    ascientifico, indica generalmente amori ad alto valore di i);
  • Δt è il tempo, vale a dire la durata dell’intervallo temporale
    su cui è distribuita l’intensità i;
  • C è una costante che cambia da persona a persona, comunemente
    chiamata capacità amorica, analoga per molti versi alla capacità termica
    o a quella elettrica.

In altri termini, i e Δt sono grandezze
canonicamente coniugate
(notare come spunta la malefica parola “coniugare”!
E canonicamente, perdipiù! Nulla è casuale). Per esempio, raddoppiando
Δt per avere l’amore lungo, il valore medio di i, integrato
su tutto l’intervallo Δt, dimezzerà.

Questa legge fisica non è crudele come sembra: in realtà, fissata una persona
P, risulta che C non è costante nel tempo. La capacità
amorica C è costante per P solo se osservata con finestre
temporali di ampiezza confrontabile con Δt, ma non se osservata su
periodi significativamente più lunghi. Ciò significa che, data la durata media
della vita umana, esiste un istante t0 dopo il quale si può
assumere che ΔttΩ
t0, dove tΩ indica il triste momento
dell’inevitabile dipartita.

Ecco un esempio che speriamo chiarirà alcuni dubbi. Dopo due mesi con una
tipa (Δt = 60gg), mi ritrovo C aumentato del 40% (fattore
1.4) perché lei mi ha “allargato il cuore”, come dicono gl’ingenui ma intuitivi
poeti. Purtroppo chi trarrà beneficio dell’incremento di C non è la
stessa persona che ha effettuato l’allargamento su P, ma un’altra. Ciò fa
parte della triste realtà fisica. Lo sa, per esempio, il fortunello che si sta godendo
una mia ex che con me faceva la stronzetta cosciastretta e ora è nella categoria
“ex-bastarde rinsavite”. Fattore 2.1! Sigh. Se avesse spalmato il suo attuale valore di C (più
che raddoppiato) sul nostro piccolo Δt, sai che vette di gioia? Mi rimane la consolazione di averle fatto del bene allargandole di parecchio il cuore. E forse non solo. (Nel senso che anche lei a me.) Ma come al solito divago – colpa dei ricordi. Torniamo a noi.

Il punto è che quando C raggiunge un valore sufficientemente grande
(ovvero, dall’istante t0 in poi), se uno si fa un conto sul
valore massimo di tΩ ch’è lecito attendersi, non ha più
senso mirare a valori di Δt che siano maggiori di
tΩt0. Tipo: quando hai 60 anni, è
inutile cercare un amore che ne possa durare più di 40 (stima prudentemente
ottimista). Cioè se l’amore ti dura ancora na ventina d’anni, in media stai a
posto. O come diceva Keynes, “nel lungo periodo siamo tutti morti”.

Cinico? No; lavato con vetriolo. Forse il concetto risulterà meno freddo ed
ostico se messo in versi e accompagnato da una suadente musichetta; una di
quelle che sono familiari già al primo ascolto.

Eternità

è condizione irraggiungibile

superiormente limitabile

come ogni studentello sa.

<!– Asimmetria anagrafica (donne tardone/uomini maturi) –>

Molte donne s’incazzano per la questione dell’asimmetria anagrafica,
recentemente rispolverata da pallina1981.
In effetti non hanno tutti i torti: al loro posto
m’incazzerei anch’io. Però non c’è nessuno con cui prendersela se non la natura
matrigna.

ah, già, ma tu sei “maschio” e allora puoi essere vecchio quanto vuoi senza
perdere in fascino, carisma e valore???:P


Beh, non proprio quanto voglio ma sì, sostanzialmente sì. Espando il
concetto. Domanda: quante donne sbavano per uomini che potrebbero essere i loro
padri o addirittura i loro nonni? Penso a icone come Richard Gere o Sean
Connery. Risposta: tante. Domanda: quanti uomini sbavano per donne che
potrebbero essere loro madri o nonne? Risposta: quasi nessuno. Domanda: perché?
O equivalentemente: perché una donna a 35 anni è considerata “stagionata” mentre
un uomo è nel suo pieno?

Ancora una volta, i motivi si possono ricondurre alla biologia – e qui le signore
iniziano a incazzarsi seriamente: argomenti come etologia e biologia diventano
tabù se usati per spiegare il comportamento umano. Sorry, ladies. L’attrazione
sessuale è il modo in cui i nostri geni ci ricordano che vogliono essere
copiati; il fine ultimo di tutto l’ambaradan, insomma, è la produzione di
progenie che possa produrre ulteriore progenie, possibilmente abbondante.

A livello profondo, quando un uomo vede una donna che apparentemente ha
superato l’età fertile, i suoi geni gli dicono “Via, via! Questa fotocopiatrice
di geni non funziona più.” Le donne in qualità di femmine biologiche hanno cioè
una data di scadenza. Ne sono ben consapevoli, e forse proprio questa
consapevolezza è il motivo per cui i mutamenti caratteriali di solito sono
osservabili già ben prima di questa data; in generale, lira più lira meno, dopo
i 30 anni incominciano ad acquisire una tipica, sgradevole caratteristica
acidognola. Ci sono eccezioni, ma si contano sulla punta delle dita. Di
un cavallo.

Tornerò sull’argomento.

<!– Christmas Cake (クリスマスケーキ) –>

In Giappone c’è un modo di dire che indica una certa categoria di donne, ormai non più giovanissime, che se la tengono stretta invece di giocarsela con felicità quando sarebbe il momento giusto. Il risultato è che la data di scadenza inesorabilmente si avvicina e poi scorre via nel passato.

L’espressione in questione è クリスマスケーキ. Christmas Cake: la torta di Natale che poi il 26 o il 27 nessuno vuole più mangiare e rimane triste e solitaria ad avvizzire.

Sono pronto ad offrire il mio aiuto affinché si eviti questo triste, terribile errore. A big mistake o, come dice qualcuno, miscake.

みんな女性達に言いたいことがあるんだ。

姉ちゃん、クリスマスケーキにならないでください!

姉ちゃんはそんなしっぱいすれば、なんてつらいんだろう。

でも問題ないね、ぼくが手伝ってあげるから。